Pacifica per tutto il pomeriggio, poi guerriglia urbana la notte. E’ finita così a Lubiana la grande manifestazione contro il governo di centrodestra di Janez Janša,  indetta dalle opposizioni di sinistra tramite i social network. Segno distintivo: un garofano rosso.

I manifestanti chiedono le dimissioni del governo accusato di tagliare pensioni e paghe, mentre il premier Janša (accusato di corruzione) evita di rispondere all’invito dei giudici di comparire.

Dopo gli scontri a Maribor una settimana fa con gli ultrà locali, questa volta la polizia slovena era preparata a fronteggiare i violenti. Appuntamento che non è mancato. Alla fine della manifestazione principale a Lubiana, pacifica e vociosa, cui hanno preso parte 10 mila persone, un gruppo di 500 persone (descritti da molti come hooligans o neonazisti) ha attaccato la polizia con petardi e cubi di porfido. La polizia ha risposto con lacrimogeni, idranti e cariche a cavallo.

Trenta sarebbero i fermati, una decina i manifestanti feriti da lacrimogeni e 15 gli agenti. Tre di loro sono feriti gravemente, colpiti alla testa da sampietrini. Erano agenti in borghese, intervenuti tra i manifestanti per bloccare i violenti, ma che sono stati sopraffatti e quasi linciati dalla folla violenta.

Alle 23 di ieri l’ordine a Lubiana non è ancora stato ristabilito, e la polizia ha chiuso al traffico diverse vie della capitale. Nelle altre città della Slovenia, dove si sono tenute analoghe manifestazioni di protesta, non ci sono stati disordini. Tutto ciò succedeva, inoltre, a due giorni dalle elezioni presidenziali che vedono gareggiare due candidati di centrosinistra.

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