Chi può fugge da Sloviansk, città nell’Est dell’Ucraina, da settimane sotto il fuoco dell’artiglieria delle milizie e dell’esercito ucraino.

Le milizie separatiste filorusse dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk però non cedono posizione. Così i bombardamenti ucraini colpiscono oramai indiscriminatamente obiettivi e abitazioni civili, prossimi al centro cittadino.

Nella città non c’è corrente, gas, acqua potabile, i negozi sono praticamente vuoti, scarseggia il cibo. In tutta la città sono in funzione solo 5 delle 11 autoambulanza, ma manca il carburante.

Presi dal panico, migliaia di civili stanno abbandonando Sloviansk sfruttando i corridoi umanitari autorizzati lunedì dal nuovo presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko. I civili possono passare, ma non gli aiuti umanitari provenienti dalla Russia, perché Kiev teme che così si potrebbero rifornire le milizie separatiste.

Una piccola speranza che la situazione possa tranquillizzarsi è legata alla intenzione, espressa da Poroshenko, di terminare i combattimenti entro questa settimana. L’operazione “anti-terrorismo” ucraina tuttavia non sembra aver dato alcun frutto soddisfacente per Kiev. Nelle regioni contestate i separatisti e le forze ucraine continuano a combattere, mentre i morti ufficiali sarebbero 210, tra cui 14 bambini.

La Croce Rossa Internazionale ha intanto lanciato l’allarme sulla situazione nell’Est dell’Ucraina. La ventina di ospedali nelle regioni di Donetsk e Luhansk, che da inizio maggio hanno curato oltre 1000 feriti nei combattimenti. Oramai scarseggiano farmaci e materiali sanitari, soprattutto quelli di primo soccorso. Per questo la Croce Rossa chiede al Comitato di Ginevra un finanziamento extra di circa 9 milioni di dollari per poter rifornire gli ospedali in questione.

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