Circa 60.000 cittadini più poveri, con debiti verso lo Stato e le aziende pubbliche fino a 35.000 kune (circa 5.000 euro), da lunedì possono chiederne la cancellazione e la sospensione dei pignoramenti
A godere dell’opportunità le persone che hanno conti correnti bloccati da un anno, e che alla data del 30 settembre 2014 dovevano a fisco, amministrazione locale o aziende a partecipazione pubblica (servizi municipalizzati) fino a circa 3,500 euro, e a banche e compagnie telefoniche fino a 1.500 euro.
La mossa è stata approvata sabato dal governo socialdemocratico di Zoran Milanovic, per offrire ai cittadini più deboli una via d’uscita, dopo una dura stagione di strette contro l’evasone fiscale e l’indebitamento, che ha portato molte famiglie, già disoccupate e povere per la crisi economica, alla bancarotta.
Bisogna dire anche che il 2015 è l’anno delle elezioni politiche, e i socialdemocratici hanno appena preso una batosta dal centrodestra alle presidenziali. Sono inoltre incalzati da sinistra da una schiera di partiti che vanno dal socialismo operaio e ambientalismo fino all’anti-politica sul modello del M5S italiano.
La mossa di Milanovic, che non ha brillato nel governo dei conti pubblici, è più da leggere come una facile mossa populista che costa allo stato “solo” 300 milioni di euro, ma piace alla stampa internazionale.
Certo, gradita anche a chi ha l’acqua alle orecchie (interessa 1,5% della popolazione, per lo più pensionati), ma ben lontana da una vera politica di aiuto sociale a tutti quelli che ne hanno bisogno. La Croazia condivide con Cipro il terzo posto in UE per disoccupazione (16,4%), dopo Grecia e Spagna. E’ dilaniata da scandali politico-giudiziari su ruberie, fallimenti e privatizzazioni delle grandi aziende statali, iniziate negli anni ’90, cui si sono aggiunte crisi economica, politiche di austerity, precariato, fuga di cervelli.