Negli ultimi 50 anni, 126.000 barili di scorie nucleari sono stati stoccati in fondo alla miniera di sale dismessa Asse II, vicino alla città Remlingen, nella Bassa Sassonia. Dopo alcune voci e dubbi sulla sicurezza dei fusti, sembra sommariamente ammassati tanto da provocare la rottura di alcuni e la contaminazione del sale circostante, le autorità tedesche hanno deciso di rimuoverle dalle 13 camere della miniera.
Qui parte il dramma. A cominciare dal fatto che “non si trovano” le camere nelle quali sono stati stoccate le scorie. Entrarvi dalla “porta” principale non è possibile: nessuno sa cosa c’è dentro e c’è pericolo di gas esplosivi. Bisogna procedere con uno scavo, ma la trivellazione esplorativa ha mancato la camera. Sembra infatti che la montagna si sia spostata.
Un grattacapo non da poco per le autorità tedesche. Oltre l’urgenza per prevenire o limitare l’inquinamento da sostanze radioattive, c’è il problema dei costi. L’operazione è stata finanziata con 4 miliardi di euro. Molto realisticamente costerà tra i 5 e i 10 miliardi, per una durata di 30 anni.
Asse II rappresenta uno dei più grandi scandali ambientali e nucleari della Germania. Negli ultimi anni è emerso che l’ex miniera di sale è stata usata letteralmente come discarica da centrali nucleari, ospedali e istituti di ricerca. Vi seppellivano qualsiasi tipo di rifiuto tossico e radioattivo, senza molto criterio.
Il bubbone esplose nel 2007, quando il gestore del sito HelmholtzZentrum München, decise di allagare le gallerie con una soluzione di cloruro di magnesio. L’operazione preoccupò i residenti che insorsero, temendo che materiale contaminato potesse finire nel fiume Elba.